10.25.2010

Ourbook - Bree

Bree non era una ragazza normale. Nel senso in cui la parola “normale” è inteso dalla comunità, da una qualsiasi comunità, partendo dal presupposto che è normale ciò che fa la maggioranza.
Bree si sentiva sola, ma non sempre. Qualche volta si sentiva sola semplicemente perché le piaceva sentirsi così. Bree non aveva più 15 anni, aveva passato il periodo adolescenziale in cui gli emarginati credono di avere tutto il mondo contro. Aveva capito che sono gli emarginati in primis che si emarginano, grazie a qualche episodio casuale che sarebbe stato recuperabile da qualsiasi persona definita “normale”. Ma Bree non aveva ancora 30 anni, aveva tante cose da imparare dalla vita.
Bree ripensava spesso al passato, tuttavia alcuni ricordi si facevano sempre più fievoli, tanto che rileggendo alcune cose che aveva scritto quando aveva 15 anni, non ne ricordava neanche la metà. Non ricordava quello che aveva fatto, gli atti fisici che aveva compiuto, ma ricordava le emozioni, quello che pensava, come rifletteva e le conclusioni che traeva. Ricordava tutta la storia dell’emarginazione dall’inizio alla fine. Da quando credeva che gli altri l’avessero esclusa, a quando si era resa conto che lei si era esclusa dagli altri. Ma non è detto che quest’ultima cosa le dispiacesse poi tanto. Bree aveva tanti difetti, ma il più infido era quello di credersi superiore alle persone “normali” senza farglielo minimamente capire.
Col tempo Bree si era fatta degli amici. Amici emarginati come lei dalle persone dalle quali lei si emarginava. Amici che, magari, nel proprio ambiente naturale, facevano parte della normalità e non dell’emarginazione. Ma questo era un altro dettaglio che a Bree non interessava. A lei interessava che le persone che la escludevano escludessero anche i suoi amici. Pensandoci, Bree si era poi resa conto che i suoi amici erano tra i più “normali” nei loro piccoli mondi. Tutti a parte uno, che faceva parte del mondo di Bree e che quindi era emarginato a prescindere, come lei. E la sua emarginazione aveva seguito lo stesso percorso iniziale di quella di lei. Ma poi per lui era stato diverso. Le strade si erano divise, senza avere nulla a che fare con emarginazione e normalità. Bree non sentiva più quella persona da circa tre anni.
Nel frattempo, Bree aveva abbandonato il concetto di emarginazione, anche se non del tutto quello di normalità. Ora era integrata in un gruppo, una cosiddetta comitiva. Ora aveva un ragazzo. Ora quelle persone che si definivano suoi amici la cercavano davvero, genuinamente, le dicevano di sentire la sua mancanza, la volevano con loro per il puro gusto della sua compagnia. Il suo ragazzo, poi, diceva di amarla. Bree aveva smesso da tanto tempo di credere nell’amore e nell’amicizia, e ora non sapeva come comportarsi. A Bree non interessava molto che, nel futuro, le strade di tutti o quasi i componenti della comitiva si sarebbero divise. Probabilmente a Bree non mancheranno neanche davvero, quelle persone. Forse Bree si è affezionata, a pochi di loro in modo particolare, ma anche a 20 anni è troppo tardi per ricominciare a credere in una forza andata perduta tempo addietro. Forse ad alcuni di loro ripenserà, quando sarà più adulta e si troverà in chissà quale parte del mondo a fare chissà quale lavoro. Ma è sicura che, una volta divisi, non li ricercherà. Come è raro che sia lei a cercarli, tutt’oggi
Per l’amore è diverso. Bree diceva di non crederci, l’avrà detto per circa 4 anni. Ma dentro di sé non lo pensava neanche lei. Non faceva altro che aspettare, forse ha davvero vissuto dei periodi in cui non ne aveva bisogno. Ma poi le cose sono cambiate. Si è innamorata del primo uomo che le avesse mostrato un po’ di premure particolari. E adesso, a distanza di quasi due anni, ancora si chiede se quello sia l’uomo giusto. Ma non è vero che Bree è una persona forte, per quanto riguarda l’amore. Non ha il coraggio di dirlo a lui, anche se pensa che lui non la ami più. Sicuramente, pensa, non la ama più come l’anno prima. Per lei è stato l’inverso. Lei non si è innamorata immediatamente, le ci è voluto qualche mese. E poi il suo amore è stato un crescendo, condito di lacrime e sofferenze a lui opportunamente nascoste. Bree ha combinato un guaio, ma forse neanche troppo grave. E ha l’impressione che sia proprio da allora che l’amore del suo uomo abbia iniziato a sfaldarsi. E così, mentre quello di lei cresceva, quello di lui diminuiva. Ma Bree non ha mai potuto esserne sicura, perché a lui non l’ha mai chiesto. O meglio, a parole lui le dice ancora che la ama. Forse non nello stesso modo in cui l’amava i primi mesi, ma sicuramente con la stessa intensità. Di questa intensità invece Bree è sicura. Lei se ne accorge, che lui ha meno bisogno di lei. A lui adesso basta vederla una volta alla settimana. A lui basta fare l’amore sporadicamente. Gli basta farlo come una coppia sposata da tempo, quasi senza passione, solo meccanicamente. Non le dice più “sei bellissima”, a malapena mette del sentimento in quei suoi “ti amo”. Prima le diceva di crederci, a questa storia. Ora le dice che sta bene da solo. E Bree non sa più che fare, né che pensare. Perché, a qualsiasi sguardo esterno, questa potrebbe tranquillamente essere la descrizione della fine di una storia d’amore durata neanche due anni. Ma qui Bree si rende conto che quel concetto di “normalità” non va applicato solo all’emarginazione adolescenziale. Lui non è normale, come non lo è lei, come non lo è mai stata la loro storia, fin dall’inizio.
Sono andati un paio di volte in vacanza insieme, di cui una senza quasi conoscersi. Poi lei è andata una settimana con le sue amiche, e lui è andato tre settimane da solo. Lui è ancora via, tre settimane da solo. In queste tre settimane, lui si è fatto sentire poco di sua spontanea volontà. Bree deve ammettere che anche lei non si è fatta sentire molto. Bree aveva in mente quest’idea, voleva vedere quante volte si sarebbe fatto vivo lui, dall’altra parte del mondo, dopo non averla vista per un mese e mezzo, senza le sue sollecitazioni. Ma spesso Bree non ha resistito. Non può farci niente, l’amore la rende debole.
Durante questa storia, Bree è ingrassata tanto. Non è mai stata davvero magrissima, anche se alle medie era tra le più magre della sua classe. Ma tra gli ultimi due anni di scuola superiore ed i primi due dell’università ha subito un processo di ingrandimento colossale. Inizialmente questo era dovuto proprio al disagio che provava essendo emarginata, voleva rendersi grassa e brutta apposta, per dover affrontare sempre di meno quelle persone che credeva di odiare. Per allontanarle sempre di più. Poi, quando si è trasferita, il processo si è trasformato. Per gli ultimi due anni Bree non ha scusanti. È ingrassata per il puro gusto di mangiare. Quando la storia con il suo uomo era ancora forte e viva, lui la portava in giro per tutti i ristoranti della città. Le offriva la cena, gli aperitivi, il cornetto alla nutella di mezzanotte. E lei era felice, perché era con lui, e non si rendeva conto dei danni che stava apportando al suo corpo. Poi, l’anno dopo, è andata a vivere con due di quelli che sarebbero poi diventati i membri della sua comitiva. Che, essendo uomini e preoccupandosi poco della salute, mangiavano quantità industriali di pasta e cibi fritti. Uno di loro, inoltre, era un ottimo cuoco e sempre disposto a provare nuove ricette, quelle più buone e quindi ovviamente più oleose e grasse. In questo periodo, Bree è ingrassata così tanto che non riusciva più a riconoscersi. Dopo aver visto delle sue foto, in primavera, si è davvero spaventata. Diceva, no questa non sono io, non può essere! Certo che non era lei, perché di lei si vedeva a malapena la forma che c’era alla base. Tutto il resto, occhi, naso, bocca, mani, piedi, gomiti, ginocchia… tutto, era coperto dal grasso! Però a Bree ci è voluto un po’ di tempo prima di prendere una decisione. A primavera ancora era convinta che il suo ragazzo la amasse davvero, e quando lui le diceva stai bene così, non dimagrire, lei gli credeva e non riusciva a fare nulla di serio. Poi, però, si è resa conto che l’amore di lui vacillava. Amare senza essere ricambiati è una delle cose più brutte del mondo. Soprattutto dopo aver vissuto insieme una storia di un anno e mezzo, ed aver scoperto che l’amore sta finendo. Non credendo più ai suoi “ti amo”, Bree ha smesso di credere anche alle sue parole riguardanti il suo grasso corporeo. È in quel momento che ha iniziato a salvarsi. In tre mesi è dimagrita più di quanto fosse ingrassata in 4 anni. È tornata allo stadio in cui era i primi tre anni di scuola superiore. Ma ancora non è abbastanza.
In questo momento Bree sta digiunando. Un digiuno messo nel mezzo di una dieta creata da ragazze anoressiche. Bree in fondo sa di non essere anoressica, se non altro perché ancora ama il cibo e deve fare un grande sforzo per evitarlo. Ma ogni momento la sua capacità di non mangiare si rafforza. Qualche mese fa, anche facendo diete estreme, Bree non avrebbe mai creduto che sarebbe riuscita a digiunare totalmente per un giorno intero. Ora, a fine giornata, non sente addirittura nulla. Oggi pomeriggio lo stomaco le ha brontolato un po’, ma è passato tutto con un caffè e un paio di sorsi di coca cola zero. Bree si chiede che cos’è, di che cosa soffre, se questa non è anoressia. Avrebbe bisogno dell’istituzione di un disturbo alimentare solo per sé. Perché Bree, dopotutto, sa di non avere un rapporto “normale” con il cibo. Bree sa di alcune ragazze che vengono definite “wannarexic”, ragazze che vogliono essere anoressiche ma non lo sono. Perché l’anoressia è una malattia. Bree ha anche sentito definire l’anoressia come “fame d’amore” o “male d’amore”… si sente molto più vicina a questa descrizione rispetto a tutte le altre. Bree è molto informata, ha letto libri e visto film sull’argomento, ha sentito storie vere e studiato documentari. È per questo che non vuole definirsi anoressica. Lei non è un medico, non è nessuno che possa fare una diagnosi. Dopotutto, non le potrebbe essere diagnosticata l’anoressia perché lei è ancora sovrappeso. Enormemente sovrappeso, nonostante abbia perso 11 kg dall’orribile primavera in cui si era spaventata delle sue foto. Bree si pesa ogni mattina e ogni sera, e quando si guarda allo specchio si chiede come abbia fatto a non accorgersi di tutto quel grasso quando si stava accumulando. Si chiede perché abbia avuto bisogno di alcune foto per rendersene conto. Bree si chiede tante cose. È difficile che la sua testa riposi. Ha paura per la sua storia d’amore, è in trepidazione per il suo futuro, e non capisce ancora cosa è lei in rapporto al cibo. E si sente diversa da quasi tutti gli altri, perché gli altri non hanno tutti questi problemi. Ma questo suo sentimento svanisce quasi immediatamente. Perché si rende conto che non è diversa, lei è normale, è esattamente come tantissime ragazze che hanno gli stessi problemi, e anzi anche di più. E un po’, questo suo essere normale, le dispiace.

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